Il Signor Anonimo in bella piazza

Tutti i giorni, con tutte le innovazioni che abbiamo raggiunto, ogni nostro passo è calcolato. Direi intercettato. Anonimato? Ormai è una parola difficile da mantenere alla lettera. Ora con l’avvento di internet e tutto il suo mare di informazioni, possiamo navigare con la mente, e con lo spirito, all’interno di acque sperdute e sconfinate. Ma se un navigatore può decidere di prendere la sua barca, avventurarsi tra le varie onde da solo, senza la possibilità di essere visto da nessun altro; nel Web non è così. Ogni nostro spostamento è localizzato, ogni passo lascia un’impronta indelebile. Quindi la domanda è: se non possiamo evitare di lasciare molliche di pane nel grande internet, quando realmente “navighiamo in incognito“?

Lungo questo articolo parleremo di come l’aggettivo “anonimo”, ormai non è più possibile acquisirlo, o mantenerlo. Ma, soprattutto, come questo dato di fatto ci si possa rivoltare contro, farcendoci diventare a nostra volta dei veri e propri manifesti pubblicitari.

Navigazione a vista

Quante volte abbiamo utilizzato la “pagina anonima” del nostro motore di ricerca, per poter “nascondere” i nostri movimenti online? Sicuramente almeno una volta nella vita. E sono sicuro che se non lo hai mai fatto, ora lo proverai. La cosa da evidenziare, non è la promozione di un suo utilizzo spassionato, ma l’analisi della sensazione che questa pagina suscita in noi interlocutori del web.

Ogni nostro movimento, come abbiamo potuto notare andando a controllare la sezione “cronologia” del nostro motore di ricerca, è tracciabile. Questo ci fa capire che quando navighiamo in internet, facciamo un po’ come pollicino: lasciamo sempre delle briciole! Ovviamente, il lasciare un po’ delle boe nel grande mare che affrontiamo può avere sia un risvolto positivo, sia una parte negativa.

La parte positiva è che, se ci dovessimo perdere un po’ di memoria lungo i nostri tragitti, possiamo sempre tornare indietro; controllare quello che è stato fatto fin’ora, dove sono andato, ecc; e poi riprendere la nostra strada. Ma, come ogni cosa della vita, un passo positivo richiama una riazione uguale e contraria: tutti i nostri percorsi sono segnati e non possiamo fare niente per cancellarli definitivamente. Soprattutto tutti gli oggetti che ci lasciamo dietro, come foto, video, dati sensibili, ecc.

Ciò che condividiamo online, dove va a finire?

Come abbiamo già detto sopra, ogni spostamento in Internet è traccito. Ma questi segni, dove rimangono? Chi può vederli? Ecco, vorrei sottolineare che tutto quello che possiamo vedere noi, lo possono vedere anche gli altri. Persino le password che inseriamo a protezione di queste tracce, non ci proteggeranno mai abbastanza. Siccome i software si basano su sequenze di numeri, anche le password hanno una loro logica numerica costituente. Quindi, chi conosce questa logica, vede veramente la password come un lucchetto di sicurezza che blocca la conoscenza di ciò che nascondono?

La cosa che mi hanno sempre insegnato, fin da piccolo, è che se hai un segreto, e lo vuoi tenere tale, la miglior cosa da fare è… NON DIRLO A NESSUNO! Può sembrare una banalità, ma molto spesso la spinta interna che abbiamo di condividere lo scoop è talmente forte da farcelo dire almeno ad una persona. E Internet è a conoscenza di questo. <<Almeno un indizio dai, che male può fare? Anzi…>>. Invece, è proprio in quel momento che il nostro “segreto” cessa di esserlo.

Tutte queste parti di riflessioni, in conclusione, mi portano a puntualizzare un pensiero. Se pubblichi qualcosa su qualsiasi social network, pagina internet, ecc., poi non ti lamentare se quella cosa ti si ritorce contro. I dati sensibili sono molto importanti, soprattutto nel mondo di oggi. Ma non riesco proprio a capire come le persone, pur essendo consapevoli del livello di rischio che raggiungono, pubblicando le proprie intimità nel mare di internet, si lamentano di queste nel momento in cui qualcuno le riutilizza per scopi sbagliati. In Internet non esiste privacy e se non voglio che i miei dati vengono sbandierati ai quattro venti, la cosa più logica da fare è trattarli come un segreto: li tengo per me!

Una soluzione per la convivenza? Educazione tecnologica

Questo tema lo abbiamo già accennato. Quando ho parlato della potenza persuasiva che hanno i social network, nell’articolo “Catturare il tempo con un Tik-Tok. Se non hai avuto modo di leggerlo, puoi dargli una spulciata cliccando sopra al titolo.

L’educazione alla tecnologia, secondo me, oggi gioca un ruolo fondamentale nella lotta alla consapevolezza delle potenzialità, e dei rischi, di Internet e il suo mare di informazioni. Prendere coscenza delle potenzialità del motore sociale che ha dentro di sé il Web, ci permetterebbe di accettare il fatto che tutto quello che DECIDIAMO di scrivere, cercare o pubblicare via internet non è più in nostro dominio. Ciò che di privato (dati, foto, video, ecc.) si bagna nel mare di internet, cessa di esserlo immediamente.

Questo, forse, ci permetterà di scegliere accuratamente le nostre pubblicazioni in rete, perché daremo molto più peso alle scelte che faremo. Se una cosa non vogliamo che finisca in mani sbagliate, o che venga riutilizzata impropiamente da terzi, forse dobbiamo pensarci bene prima di sbandierarla ai 4 venti. Perché adesso comprendiamo ancor meglio il rischio che quell’informazione corre navigando in acque tempestose. Il Web è troppo ampio e sconfinato per poter essere adeguatamente regolamentato. Attenzione!

Mi piacerebbe continuare il discorso sentendo le opinioni di altre persone, che siano anche contrarie a ciò che è stato scritto. Perché vorrei comprendere altri punti di vista su questo argomento. Cercare da dare una risposta agli interrogativi che mi pongo. Quindi, se ti fa piacere lascia un commento!!! Se ti interessano questi argomenti puoi anche contattarmi anche dal seguente sito: https://equipepedagogicasportivaedinclusiva.wordpress.com/. O visita la pagina Facebook: Giocando con la Pedagogia.